domenica 16 maggio 2010

L’architettura delle origine era naturale, ha cercato di imparare dalla natura. Pietra raccolta dissodando i campi, calce fatta cuocendo calcare con fascine di legna, argilla cavata vicino casa e cotta nello stesso modo, legno ottenuto tagliando l’albero vecchio nel bosco vicino e lasciando crescere il giovane. Nessuno si poneva il problema che fosse a kilometri zero . Lo doveva essere per forza. Che senso ha usare il marmo perlato di Sicilia in Giappone? L’architettura di noi umani fatica a comprendere, soprattutto in questi tempi di confusione. Si fonda con cemento e ferro, si nutre di petrolio, non sa assorbire le energie presenti in grande quantità nel suolo e nel cosmo se non a prezzo di tecnologie complesse, pesanti e devastanti. Consuma e produce scarti in enorme umanità. Distrugge la natura e si distrugge. Oggi l’architettura naturale, l’architettura contemporanea è quella non conosciuta, quella che rigenera e RI-naturalizza l’architettura già costruita, le RI-dà senso , RI-pensa a spazi e luoghi per sottrazione, per cancellazione, per sostituzione con materiali disponibili, locali, rinnovabili, a kilometri zero e soprattutto senza un m2 in più. C’è un grande lavoro da fare e il lavoro è stimolante e affascinante molto più che cancellare suolo fertile usando il territorio come un pezzo di carta neutro e indifferente.

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